Bufala mediterranea casertana: ennesimo attacco

Il qualificante parere dell’esperto storico Pasquale Gravante sulla “irrisolta questione della brucella” e sul “mancato rispetto dell’animale simbolo della regione Campania”.

Tempo fa scrissi un saggio, “Real Masseria - la Bufalaria di Carditello”, nel quale ripercorrevo le tappe principali della storia della bufala in Italia, unitamente al percorso evolutivo del prezioso derivato del suo latte, la mozzarella di bufala.

Ho avuto il piacere di presentare la attività della filiera bufalina alla Università di Napoli nel lontano 1972, sebbene in un contesto economico aziendale. Ritenendomi, quindi, uno storico di codesta attività, sento il dovere di esprimere il mio pensiero su quanto sta avvenendo in queste settimane, l’ennesimo attacco alla vita della bufala casertana (razza mediterranea), problema portato alla ribalta dal giornalista della Rai, Ranucci, nel suo programma su Rai3. Il reporter ha messo in evidenza alcuni aspetti inquietanti della vicenda, coinvolta una multinazionale della ristorazione, ma non è di questo che voglio parlare in questo articolo, aspettiamo che la magistratura faccia chiarezza.

In sintesi, il problema che si è scatenato ancora una volta punta il dito sul nobile animale simbolo  della Regione Campania, la bufala. Causa scatenante: la irrisolta questione della brucella.

Ho notato, con rammarico, lo sballottamento ingrato di questo animale, tra brucella, abbattimento, recupero quarti macellati e infine presunta reimmissione al consumo (da accertare), una mancanza di rispetto per tutto quello che ha significato per la nostra terra nel corso dei secoli.

Non sono d’accordo ed esprimo tutto il mio disappunto per il Governatore regionale che ancora non ha fatto sentire la sua voce a difesa della bufala mediterranea.

Permettetemi di esprimere il mio punto di vista.

Cominciamo col dire che questa antica patologia (la brucella ) non è stata portata dalla bufala, dall’ Africa, quando è arrivata oltre mille anni fa. Se si analizza il sangue di tutte le bufale sopravvissute in Africa, a tutt’oggi, nessun capo presenta detta malattia.

Senza dilungarci sulla storia tribolata della esistenza di questo animale, di quello che ha dato e continua a dare alla nostra economia, credo che sia l’ora che tutti, a partire dai vertici regionali fino al Ministero della Agricoltura, abbiamo il dovere di fare qualcosa in più per estirpare questo virus che ancora sopravvive in tutti gli animali ungulati.

La soluzione sic et sempliciter dell’abbattimento che va avanti da ca. 100 anni NON E’ LA SOLUZIONE DEFINITIVA.

Questa strada porterà alla distruzione di tutto il patrimonio bufalino campano e laziale, regalando il nostro prodotto DOP, la mozzarella di bufala, agli imprenditori più audaci e spregiudicati, anche esteri.

Quale la nuova strategia di lotta al virus da adottare?

E’ l’ora di pensare senza indugi, ad un Ricerca Scientifica di alto profilo per trovare l’antidoto a questo maledetto bacillo.

E non venitemi a raccontare che è impresa impossibile (vaccino anticovid docet).

Prendiamoci cura adeguatamente di questo animale che ha dato alla nostra economia, forse, più di qualsiasi altro, simbolo del lavoro, intelligenza, inventiva di generazioni di imprenditori, allevatori, trasformatori, casari e butteri.

Pasquale dr. Gravante

©Corriere di San Nicola  


Dal Corriere di San Nicola, Ottobre 2019 

La Real Bufalaria di Carditello