Presentato il libro “La Fede è in noi” di Antonio Serino

Due prestigiosi ospiti, Don Antimo Vigliotta e Don Pasquale Lunato, sono intervenuti all’incontro svoltosi in Santa Maria degli Angeli. 
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https://youtu.be/nlh1677BZ3Y


Si è svolto, sabato 13 aprile, nella chiesa di Santa Maria degli Angeli, alla presenza e con gli interventi di Don Antimo Vigliotta e Don Pasquale Lunato, la presentazione del libro “LA FEDE E’ IN NOI”, opera numero cinque del saggista sannicolese ANTONIO SERINO.

L’incontro si è aperto con l’introduzione del moderatore Nicola Ciaramella, che ha subito rotto gli indugi: «Quando si sente dentro di sé la voglia ardente di pensare, di dipingere, di cantare, di suonare, di scrivere, di amare… bisogna comunicarla. Questo desiderio, irrefrenabile, bisogna comunicarlo. Se si tiene dentro di sé il frutto della propria passione, senza comunicarlo agli altri, forse, non so, non si ama. Oppure, diciamo, non ci si rende conto che non si sta amando come si dovrebbe. Io penso che Antonio Serino, fervente cattolico, una vita trascorsa, e che trascorre, nell’ambito e al servizio, di associazioni e gruppi parrocchiali di Santa Maria degli Angeli, sia stato spinto sicuramente da questa considerazione nella decisione di scrivere cinque libri in quattro anni».

Il giornalista ha poi ricordato gli altri libri sin qui prodotti da Serino, sottolineando che tutti sono pubblicati sul “Corriere di San Nicola” in un apposito banner dedicato all’autore.

Caro Antonio -ha poi detto, rivolgendosi a Serino- tu hai il dono prezioso di saper contribuire, nel tuo piccolo, a diffondere parole belle, ideali belli, nella speranza di fare il mondo più bello. Hai l’obbligo, il dovere di non fermarti. Questo dono che hai devi regalarlo agli altri”.

Quindi ha elencato i libri che dall’aprile 2021 ad oggi Antonio Serino ha scritto: “Working progress” (raccolta di meditazioni e riflessioni basate su concetti e principi fondamentali cristiani); "Cara famiglia” (appassionante excursus sulla storia, sui valori e sullo “status” attuale della cellula primaria e vitale della società); “I quaderni della Famiglia Betania” (sintesi delle lezioni e degli incontri tenuti da Serino nell’ambito delle attività del gruppo “Famiglia Betania”, di cui lo stesso Serino è coordinatore); “Giovani e chiesa a confronto: quale religione?” (viaggio nelle difficoltà, nelle possibilità di dialogo e nelle prospettive di confronto tra due realtà complementari ma fondamentali per la società).

Ha poi dato la parola a Don Antimo Vigliotta, parroco di Santa Maria degli Angeli dal 21 settembre 2022 e direttore della Caritas diocesana, autore di un pregevolissimo intervento nel quale ha parlato della parola “fede” nella Sacra Scrittura, il significato etimologico della parola “fede” là dove (per la verità in tantissimi passi) la troviamo nella Bibbia. Insomma, una panoramica, a livello biblico, della parola “fede”.  
Dieci minuti di partecipata intensità, perfettamente incentrati sul tema, quasi un “biglietto da visita” per dare la più giusta cornice al titolo del libro, che Don Antimo ha voluto -ovviamente per … provocazione (lo fa spesso, con grande intelligenza, quando “sfida” la gente a domandarsi)- arricchire di un ipotetico punto interrogativo finale...

E’ poi intervenuto Don Pasquale Lunato, sacerdote molto legato alla città di San Nicola la Strada, l’unico parroco nella storia che ha retto entrambe le parrocchie di San Nicola la Strada (ad esse dedicando un terzo della sua vita), oggi Canonico Penitenziere della Cattedrale di Caserta e Vicario Foraneo di Caserta Centro.

Don Pasquale, del quale ricordiamo il cinquantesimo anniversario dell’ordinazione festeggiato lo scorso dicembre, ha “parlato con il cuore”, come ama fare e dire a chi lo ascolta. Dopo essersi fermato su alcuni passi del libro, per condividerne le riflessioni, ha concluso con la frase (di San Giovanni Paolo II) che Serino ha usato per iniziare il libro: “Una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta”.  

Giunge, quindi, il momento di Antonio Serino, l’autore de “La Fede è in noi”.
Dopo aver precisato che il ricavato della vendita del libro sarà interamente devoluto alla Parrocchia di Santa Maria degli Angeli, il moderatore Ciaramella lo chiama in causa con la definizione che lo stesso Serino ha dato della Fede in una recente intervista (il cui audio vogliamo riproporre nel video) rilasciata al Corriere di San Nicola: “La fede è una valigia che ci è stata consegnata al momento del battesimo. Quella valigia poi ce la portiamo man mano che cresciamo ed essa man mano si riempie di tanto materiale, che è formato da conoscenze, da valori, da cose belle, da cose brutte, che fanno fruttificare l’animo nostro. E quella valigia diventa sempre più grande e per essere più grande l’uomo deve fruttificare sempre di più. Se in questa valigia non ci mettiamo dentro tutti i nostri valori, essa diventa leggera, la nostra fede diventa leggera e ci porta ad un allontanamento dal contatto con Dio. Perché la fede è il contatto con Dio. La fede è un qualcosa che ci mette in contatto diretto con Dio. Se non lavoriamo nel nostro intimo, se noi non facciamo crescere il nostro intimo, significa che non sentiamo il bisogno di far crescere questa valigia”.

«Molto spesso sentiamo parlare di fedeli che si allontanano dalla Chiesa Madre -ha detto Antonio Serino- oppure che si sono ormai estraniati dalla realtà parrocchiale locale e come sempre non approfondiamo mai l’argomento. Il problema della collettività parrocchiale è che purtroppo non ci si pone la domanda del perché ciò avviene e, addirittura, avanziamo pretesti e scuse che nulla hanno a che fare con tutto ciò. Il motivo, perché è di una sola causa che parliamo, è che l’uomo si allontana dalla realtà religiosa perché è coinvolto nella spirale delle faccende quotidiane, che risultano inutili per quello che effettivamente va fatto e che dovrebbe nutrire la sua vita. Il can can della vita quotidiana infatti tende ad estromettere l'attenzione dell'uomo da quella che è la propria natura, quindi diciamo dal suo vero interesse, a favore di una realtà fasulla semplicemente perché non realizza appieno quello che sono i suoi obiettivi. Vediamo un poco che cosa succede all'uomo nel momento in cui si distacca dai suoi veri obiettivi per addentrarsi in una vita vuota, fatta di un tempo apatico in cui versa ogni sua lamentela, ogni sua difficoltà e ogni sua aspirazione, che mai saranno raggiunti. Il perché lo ritroviamo nell'allontanamento da Dio. Infatti l'uomo è preso talmente dal proprio egoismo dal suo saper fare, dalla sua ignobile consapevolezza a tal punto che pretende, coscientemente o incoscientemente, di fare a meno dell'aiuto di Dio a cui vuole sostituire il proprio io. Arriviamo quindi proprio all'assurdo.                    Eppure una volta non era così. L’uomo in precedenza ha seguito - anche con un certo interesse - le varie attività locali, ha partecipato anche a diverse cerimonie e riti, ma poi all'improvviso è cambiato tutto: perché? Poniamoci tutti questa domanda e vediamo che in quella persona che si è allontanata dalla Chiesa probabilmente troviamo anche qualche cosa che ci appartiene, come se riscontrassimo una parte di noi in quell’esempio. Eppure ancora oggi ci dichiariamo cristiani e cattolici seguaci di Cristo: probabilmente non sappiamo ancora che cosa significa essere coerenti o non ancora abbiamo capito il messaggio evangelico là dove ci dice che appartenere a Cristo o diventare Suo discepolo vuol dire fare quello che lui ha richiesto, cioè mettere in pratica la sua parola. Se ancora non è chiaro, tutto questo vuol dire dare testimonianza. Questo è proprio la parola che dobbiamo saper valutare: Testimonianza, che vuol dire recepire il messaggio di Cristo, metabolizzarlo, farlo proprio, e far sì che questo messaggio ci trasformi mettendoci in grado di saperci muovere all'interno delle nostre comunità nel modo che Cristo ci ha indicato. Allora domandiamoci se effettivamente svolgiamo questa attività o se invece ci professiamo cristiani solamente perché andiamo a messa o semmai diciamo qualche preghiera: non c'è nulla di più errato. Cristo ci ha chiesto di mostrare al mondo intero che apparteniamo a lui ed il mezzo più indicato per poterlo fare e sentirci tutti fratelli perché appunto apparteniamo ad un solo Padre. C'è stato detto laddove due o più persone parleranno di me io sarò in mezzo a loro. Dare testimonianza vuol dire vivere di Fede. La Fede come molto spesso, ripeto, è una piccola valigia che c'è stata donata al momento del battesimo. Una valigia molto piccola perché il neonato che si appresta al battesimo grazie alla presentazione fatta dai suoi genitori non ha muscolatura per poterne sopportare una dimensione superiore ma questa piccola valigia è destinata a diventare, anzi dovrà diventare sempre più grande perché quel bimbo man mano che crescerà vi metterà dentro tutti gli insegnamenti ricevuti, tutti i valori che ha assimilato all'interno della propria famiglia e dalla propria comunità, nonché le proprie esperienze vissute che gli daranno l’opportunità di saper discernere il bene dal male per far sì che la sua muscolatura possa continuare a sostenerne il peso. Purtroppo molto spesso durante il proprio sviluppo l'essere umano tende a non mettere più risorse in quella valigia e quindi resta in balia del grigiore della sua prossima vita senza senso. Da quel momento in poi la sua esperienza di vita comincerà ad appiattirsi perché quelle risorse che stava riponendo in quella valigia non riusciranno più a metterlo al passo con i tempi e lui stesso si troverà sempre più lontano da quella forza che era insita nel suo animo. Cosa gli sta accadendo? Sta accadendo che l'uomo sta perdendo - o ha già perso - perde la propria vitalità e perde di vista anche la sua funzione interiore. Si sente dire da qualcuno che ha perso la fede semplicemente perché non sa cogliere il significato, perché la fede non si perde, semmai si assopisce. Papa Francesco in una intervista rilasciata poco tempo fa ha detto che in determinati periodi anche lui si è sentito un poco depresso ma mai e poi mai avrebbe parlato di diminuzione della fede semmai ha notato un calo di attenzione verso la fede, e quando gli è stato chiesto come ha reagito per uscire da quella disattenzione lui ha risposto semplicemente pregando. Sì, parliamo della preghiera, perché chi ancora non lo sapesse la preghiera è l'unico sistema garantito e certificato che mette in relazione l'essere umano con Dio: Essa infatti è il mezzo con cui dialoghiamo con Dio senza aver paura di non essere ascoltati. È proprio questo infatti quello che viene meno quando ci si allontana dalla Chiesa, si perde cioè il contatto con Dio, si perde cioè l'opportunità di poter parlare con qualcuno che lo comprende, lo avvolga con il suo infinito amore e gli dà tutta la garanzia possibile di riportarlo nella serenità e nella gioia. Capita spesso di ascoltare qualcuno che dice Io prego sempre, io prego continuamente, io ho fatto tanti pellegrinaggi, ma non sentiamo mai molto spesso dire io invoco il mio Dio per ringraziarlo di tutto il bene e l'amore che mi offre. Altri, invece, addirittura si stancano di pregare perché Dio non ha dato loro ascolto ma dimenticano che i tempi e le modalità del Signore non sono le nostre e che la preghiera non serve a ricattare o a pretendere che Dio risolva le nostre vicende umane. Facciamo attenzione perché Dio più volte nella Bibbia ha rappresentato di essere vicino alla sua creatura che si rivolge a lui con animo puro con sincerità e anche con sottomissione ma anche altresì sentenziato parole dure contro coloro che si rivolgeranno a lui per chiedere aiuto con falsa preghiera o con diversa mentalità; egli, infatti, si mostra severo e minaccioso nei confronti di coloro che si dichiarano suoi seguaci e poi si comportano da veri pagani. Allora facciamo attenzione: rechiamoci presso il suo trono che è il tabernacolo e dialoghiamo con Lui, il nostro Dio, perché se noi siamo presi dai nostri lavori che ci opprimono e ci stancano per sei, sette, otto ore al giorno figuriamoci come dovrebbe essere stanco Dio, che invece è presente 24 ore al giorno, sempre a disposizione per esaudire qualche necessità. Alla fine, quindi, cosa ci resta allora da fare? Penso che non abbiamo altra scelta che continuare a fare quello che ci hanno insegnato da bambini: vivere all’insegna della cristianità, viva e vera, quella che ci tiene uniti insieme nel solo filo conduttore della vita che è la nostra FEDE che è nata con noi e vive con noi».

 
©Corriere di San Nicola
Regia Video di Biagio Pace