“Le istituzioni non possono continuare a restare in silenzio”

Il parere di Pasquale Gravante, cultore di storia della filiera bufalina campana, sulla lotta contro gli abbattimenti che stanno conducendo gli allevatori bufalini casertani, una “tragedia” che sta colpendo centinaia di piccole e medie aziende del nostro territorio.



Mercoledi 26 aprile c'è stata la audizione, al Senato della Repubblica, di Altragricoltura, sindacato che guida da anni gli allevatori bufalini in lotta, e del commissario regionale delegato del Governatore nelle rispettive persone di Gianni Fabbris e Gen. Luigi Cortellessa.
Da notizie raccolte, si apprende che la riunione avrebbe avuto risvolti preoccupanti, nel senso che sarebbero emersi fatti e responsabilità di assoluta gravità relativamente agli abbattimenti obbligatori di bufale. Si richiede chiarezza.
Tuttavia, al di là di tutti gli aspetti tecnici e sanitari, c'è da porsi una sola domanda: queste amate bestie che tanto hanno dato e continuano a dare alla economia della regione, hanno o non hanno il diritto sacrosanto di essere salvate? Gli scienziati italiani sono stati interpellati? L' Istituto Pasteur si può interpellare?
La commissione EU, interpellata al riguardo, ha detto che è argomento di competenza regionale.
Alcune settimane fa, in Trentino Alto Adige, è stato decretato l'abbattimento di un orso, che secondo alcuni aveva commesso un reato gravissimo; c'è stata una levata di scudi su tutti i media nazionali e non solo, autorità di ogni ordine e grado, associazioni ambientaliste, ecc. ecc. Ebbene, il Tar regionale ha sospeso l'abbattimento.
Si sta cercando una soluzione condivisibile. Domanda: come è possibile che, da anni, si emettano decreti di abbattimento di bufale senza cercare una soluzione migliorativa? 
È ora di mettere un punto fermo alla questione in oggetto.

Abbiamo sentito, sulla questione, il dr. Pasquale Gravante nella sua qualità di cultore di storia della filiera bufalina campana e osservatore della problematica che attanaglia le piccole e medie imprese.

«Sento il dovere  -ci ha detto Gravante-  di esprimere il mio parere definitivo sulla tragedia che si consuma sulla pelle di circa cento aziende allevatrici del territorio casertano. Esse corrono il rischio della estinzione.
Non intendo entrare nel problema, non secondario, di carattere sanitario, che è alla base dell'  "olocausto" delle povere bestie; il mio intervento è di carattere prettamente economico aziendale e, pertanto, diretto ai responsabili degli enti locali e nazionali preposti alla tutela della PMI, tema molto più onnicomprensivo, verso il quale nessuno può sottrarsi di prendere posizione. In generale, ci sono cento piccole e medie imprese in ginocchio, in questo momento, sulle quali pende la spada di Damocle. E ciò non è retorica, se è vero che almeno altrettante aziende sono state già condannate alla macellazione indistinta negli ultimi anni. In Italia, come in tutto il resto del mondo, da secoli economisti e addetti ai lavori hanno scritto e sottoscritto tutto quello che c'è ancora da fare per sostenere la piccola e media impresa. Non crederò mai che si possa solo immaginare di restare a guardare in silenzio alla soppressione di pmi del nostro territorio.
Tutte le imprese, piccole o grandi, di qualsiasi natura e in ogni parte del mondo, hanno pari dignità. Tutti i sindaci dei territori coinvolti sono vicino ad esse, i rappresentanti di tutti i partiti presenti in Parlamento hanno espresso solidarietà e unitamente hanno invocato aiuto per queste piccole imprese.
È pur vero un fatto, che non trova ancora spiegazione: taluni organi ufficiali preposti al controllo e vigilanza della filiera stanno tacendo sulla questione. Ma questo non giustifica la indifferenza generale nei confronti della PMI; il concetto è molto più ampio; non esistono ragioni che possano giustificare l'abbandono, anche di una sola PMI. I responsabili regionali e nazionali, di Economia, Industria e Agricoltura, hanno il dovere di prendere ufficialmente posizione su questa vicenda riguardante la politica per la Piccola e Media Industria.
Stare in silenzio a guardare significa ignorare i principi fondanti della piccola impresa, fonte di lavoro, occupazione, ricchezza. Il tempo è scaduto, è tempo di trarre conclusioni».  

©Corriere di San Nicola