L’Associazione “Il Giardino” nel nome della tradizione
Dal 6 al 13 febbraio lo spettacolo carnevalesco descritto nel libro "I Rurece Mise, un percorso attraverso la cultura popolare", scritto dallo storico Franco Nigro nel 1982, sarà rappresentato in versione itinerante per le vie della città.
Conclusione nel cortile della sede dell’Associazione N.S. di Lourdes.
Fedele, come sempre, alla tradizione, l'Associazione di Cultura e Tradizioni popolari "Il Giardino" di San Nicola la Strada, come ci informa un apposito comunicato stampa, nei prossimi giorni animerà le strade cittadine con la sfilata e la declamazione dello spettacolo folcloristico "I Rurece Mise ("I Dodici mesi" dell'anno), con la recita di proverbi e con i canti di antiche voci di ambulanti.
Si inizierà martedì 6 febbraio 2018, alle ore 19.00, in Viale Italia e Viale Europa. Nei giorni successivi, si proseguirà per le periferie della città.
La conclusione avverrà martedì 13 febbraio 2018, alle ore 18.00, in Via Appia, nel cortile dell'Associazione Nostra Signora di Lourdes.
L'accompagnamento musicale avverrà con campanacci, putipù, tammorre, chitarra classica, castagnette e percussioni varie.
La rappresentazione carnevalesca "I Rurece Mise", come spiega lo storico Franco Nigro nel suo libro "I Rurece Mise, un percorso attraverso la cultura popolare" scritto nel 2012, affonda le radici nella società rurale di un tempo e nella cultura della civiltà contadina, quando veniva eseguita a cavallo da tutti gli interpreti dei mesi, tranne dall'interprete del mese di marzo, che andava sul dorso di un asino.
I dodici mesi dell'anno sono dodici fratelli, che compiono il loro perenne girotondo intorno al mondo.
Tetro, livido, rattrappito dal freddo, infagottato nella sua mantella bianca per la neve che cade in abbondanza è Gennaio, il primogenito della schiera di fratelli.
Tiene per mano il più piccolo e il più furbetto della schiera, Febbraio carnevaletto, detto pure il ventottino (il mese di febbraio è di 28 giorni; ogni quattro anni, di 29 giorni).
Un profumo di viole, ecco Marzo pazzarello, capelli al vento e viso al sole; di tanto in tanto il tempo si rannuvola, ma presto torna il sereno.
Si trascina appresso un bimbo dolce, pallido, gentile, Aprile, che ha sul capo una gran quantità di foglie, perché in aprile gli alberi si riempiono di foglie nuove.
Ma più bello e più lucente, più caro e più ridente è Maggio, mese sempre amato da tutti. Per guardarlo, per goderlo, si vorrebbe fermare il girotondo: "Lascia almeno che adoriamo le tue rose inebrianti e i tuoi fioriti rami!".
Sopraggiungono i fratelli: Giugno, Luglio, Agosto. Sono nudi per l'eccessivo caldo, ma ciascuno porta il suo fregio: giugno un ramo di ciliegio, luglio ghirlandette di papaveri fiammanti, agosto un fascetto di spighe che abbagliano la vista.
Dentro un gran numero di veli azzurri come cieli è un fanciullo delicato. E' Settembre! Gli occhi vagano come in sogno, incantati, e il cuore s'immalinconisce perché la bella stagione è finita e il triste inverno s'appresta.
Chi vien dopo ha la faccia rubiconda, molto rossa perché in questo mese si vendemmia e si svina: "Matto, Ottobre, ti conosco!".
Quei due che vengono ora, con visi scontenti, annunziano disagi e pene. Tiene Novembre un ramo secco all'occhiello di un mantello pesante e grossolano, Dicembre nella mano porta uno stecco. In novembre e dicembre gli alberi, privi di foglie, presentano uno spettacolo molto triste. Nei tasconi del loro giubbone portano freddo e amare pene.
Di nuovo è qui Gennaio. Giro tondo, giro tondo.
Sono dodici ragazzi, buoni e tristi, savi e pazzi: e nel mezzo è il vecchio mondo.
Reciteranno Armando De Micco (gennaio), Antonio Natale (febbraio), Carlo Iengo (marzo), Mario Bartolomeo (aprile), Salvatore Russo (maggio), Giovanni Di Santo (giugno), Michele Serino (luglio), Mario Lieto Fiorito (agosto), Biagio Pace (settembre), Alessandro Panetta (ottobre), Biagio Salzillo (novembre), Francesco Nigro (dicembre).
Le voci degli ambulanti sono affidate a Piera Pauciullo, mentre la musica a Franco Natale (chitarra classica e mandola),Paola Pallisco (tammorra), Angelo Rizzi (putipù e tamburello).
(Corriere di San Nicola)
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