MACCARONI -parte II
...Lorenzo lo ricorda in modo indissolubile, dopo giorni di ricerche, mentre una fumata nera e acre continuava a uscire dalla miniera, uno dei soccorritori tornato in superficie che lanciava un grido di orrore: “Tutti cadaveri”... Persero la vita 136 italiani, 95 belgi...
-Racconto di Gerardina Rainone
Le obsolete strutture della miniera, in quei giorni di riflessione per Calogero, vennero visitate da un ingegnere belga. Nel ripartire dalla zona l'auto che doveva riportarlo indietro fece le bizze. Furono proprio Lavinia e Calogero a rimetterla in sesto risolvendo un guasto al motore. L'ingegnere fu colpito dalla loro competenza e suggerì di andare via da un posto così poco sicuro. Calogero prese la palla al balzo e gli chiese di aiutarli a ritornare velocemente in Italia, vista anche la condizione di Lavinia. Per intercessione dell'ingegnere il ritorno in Italia non subì ritorsioni e appena si furono sistemati aprirono una piccola officina. Erano passati 3 anni dalla partenza degli amici e Lorenzo aveva tenuto i contatti con tutti. Anche Pasquale si era fatto vivo ed era tornato il buontempone di una volta. Scriveva di un lago, paesaggi incantati della Svizzera e di un figlio avuto con una donna del Canton Ticino, la Svizzera italiana. Nella maledetta giornata afosa e terrificante del’8 agosto 1956 Lorenzo non scese in miniera perché, su imposizione di Annalisa, avendo la febbre fu costretto a restare a casa.
Alle le 8.15 un incendio scoppiò a 975 metri di profondità nella miniera di carbone del Bois du Cazier, nel bacino carbonifero di Charleroi, nei pressi della cittadina belga di Marcinelle.
In quel momento nelle viscere della terra lavoravano 275 uomini. Un addetto ai carrelli fece risalire nel momento sbagliato un montacarichi, che urtò contro una trave metallica squarciando un cavo elettrico, una conduttura dell’olio e un tubo dell’aria compressa. Poco dopo si scatenò l’inferno. L’incendio fu immediato e micidiale, non lasciò scampo a nessuno. Non vi erano vie di fuga, le sicurezze obsolete. Mancava la dotazione delle maschere con l’ossigeno. Lorenzo lo ricorda in modo indissolubile, dopo giorni di ricerche, mentre una fumata nera e acre continuava a uscire dalla miniera, uno dei soccorritori tornato in superficie che lanciava un grido di orrore: “Tutti cadaveri”.
Persero la vita 136 italiani, 95 belgi, 8 polacchi, 6 greci, 5 tedeschi, 3 algerini, 2 francesi, 3 ungheresi, un inglese, un olandese, un russo e un ucraino. Dodici i sopravvissuti.
Lo sguardo perso di Lorenzo palesava il suo pensiero. Lui si era salvato solo grazie all'insistenza di Annalisa.
Dal giorno della strage di Marcinelle le cose cambiarono nell’opinione pubblica belga perché si resero conto che c’era qualcuno che, con lavori durissimi e nocivi, contribuiva al loro benessere e anche se ai "maccaroni", come chiamavano i belgi gli italiani, fu permesso di fare altri lavori, Lorenzo ed Annalisa decisero per il ritorno in patria. Dopo diversi cambi di lavoro Lorenzo mise su una piccola, ma molto redditizia, impresa di vivaio con piante rare. Aveva solo un cruccio, la solcatrice per il terreno si rompeva in continuazione, ma Calogero era pronto a rimetterla in sesto. Si vedevano spesso i due amici per parlare dei vecchi tempi e ascoltare qualche vecchia canzone francese dalla radio della casa di Calogero. La notizia gracchiata alla radio fu accolta senza farci troppo caso lì per lì ma poi realizzarono velocemente che si trattava del loro amico Pasquale e si ammutolirono.
La catastrofe di Mattmark fu una valanga che alle 17.15 di lunedì 30 agosto 1965 investì il cantiere per la costruzione della diga di Mattmark, in Svizzera. Perirono 88 operai che lavoravano alla costruzione della diga, 56 erano italiani. Era il luogo dove lavorava Pasquale. Fu il simbolo di drammatiche storie di migrazione italiana e di un importante capitolo della storia elvetica questa ennesima tragedia.
Di lui cercarono notizie ma non ne ebbero, se non che non risultava tra i sopravvissuti, e piansero tutti l'amico di gioventù.
(Da un'idea dell'amico Lorenzo Iengo)
(SECONDA PARTE)
Prima parte
https://www.corrieredisannicola.it/varie/notizie/varie/maccaroni
-Nella foto: opere del M°Enzo Sciavolino
Gerardina Rainone nasce a Salerno. Diplomata in Violino e Viola, ha sviluppato un percorso che l'ha portata ad eseguire repertori poco frequentati ma interessantissimi, quali il duo violino-chitarra, il duo violino-violino e violino-viola, il trio e il quartetto d’archi e il quartetto barocco (due violini e basso continuo).
È attualmente docente della cattedra di Violino presso la Scuola Media ad Indirizzo Musicale di Caserta.
E’ artista poliedrica, spaziando dalla musica alla letteratura ed ora anche al giornalismo. La sua passione per la poesia nasce in età adolescenziale ma è solo negli ultimi anni che la incanala in brevi ma intensi componimenti.
Ha pubblicato a novembre 2016 il suo primo libro di poesie per Monetti Editore dal titolo “Il Pentagramma delle parole”. La pubblicazione più recente risale al 2019 con la silloge "Frammenti" per la Paradigma Nouu.
E' anche eccellente narratrice, dallo stile molto originale e fuori dagli schemi, premiata in vari concorsi letterari. La sua arte si percepisce come i clic di una macchina fotografica alla ricerca spasmodica degli attimi da raccontare, senza fronzoli formali e con tutta l'essenza concreta del loro snodarsi.
Collabora con il Corriere di San Nicola, dove conduce le rubriche “Ecologia e salute” e "Musiche originali del Duo Rainone/Chiacchio", e si occupa prevalentemente di problematiche ambientali con un occhio, molto particolare, anche alla scuola.
©Corriere di San Nicola
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