"YES YOU CAN": conquistare la Grande Mela
L’appassionante racconto di Giuseppe Vanacore, podista dell’ Atletica San Nicola che ha partecipato alla maratona di NEW YORK del 1 novembre
Cari amici runner, se un giorno vi venisse proposto di esprimere tre desideri uno dovrebbe essere quello di prendere parte alla Maratona di New York.
Sono rimasto molto impressionato da questa gara, mi ha preso fisico ed anima e mi ha fatto capire un altro aspetto di questa grande nazione.
La maratona di New York permette a tutti i podisti che sono in quel luogo di avere per tre giorni interi questa affascinante e maestosa città ai propri piedi.
Si inizia con il sabato mattina con le strade principali di Manhattan chiuse al traffico per la consueta gara NYRR Dash to the Finish Line 5Km.
Guidata dai top runner che prendono parte alla maratona del giorno dopo, migliaia di corridori e runner colgono l’occasione di fare un riscaldamento oppure partecipare per un giorno ad una gara che si snoda dalle Nazioni Unite al traguardo in Central Park.
Si inizia così, con il pettorale già al petto, a prendersi gli applausi ed i complimenti di tutta la gente che si incontra.
Ma questo evento ancora non fa immaginare quale sarà il tributo il giorno dopo; troppo breve la corsa e troppo presto l’orario di partenza (09:00) per poter ricevere il calore degli abitanti di Manhattan.
Il giorno della gara 55.000 perduti appassionati della corsa provenienti da oltre 100 nazioni si presentano nell’area della partenza (Start Line) ai piedi del ponte di Verrazano (quartiere Staten Island). Se si entra prima delle 07:00 nell’area destinata a lasciare le borse (infatti alle 07:00 le strade sono già chiuse al traffico per cui impossibile raggiungere il luogo di partenza se non si è arrivati prima) con la prima dimostrazione di organizzazione perfetta, dopo aver superato il controllo della sicurezza all’interno, sembra una festa di calori e di passioni inarabili. Tanti gli stand che offrono molto di più di quello che occorre per meglio prepararsi ad affrontare una dura corsa. Tante le persone che inevitabilmente si incrociano prima della partenza dalle quali si sentono in modo vibrante la proprie emozioni.
La prima wave parte alle 09:50 subito dopo aver ascoltato l’inno nazionale; è questo sicuramente il momento più eccitante, esaltante ed indimenticabile; sulle note di Frank Sinatra New York New York, percorrendo le 2 miglia dal ponte, si apre davanti agli occhi il magnifico panorama del porto, la statua della Libertà, l’incredibile skyline dei grattaceli, lo spettacolo dei getti d’acqua da una nave in mare, un enorme folla di corridori disposti sui due piani del ponte.
Dalla 3 miglia alla 15esima si attraversa il quartiere di Brooklyn e Queens. Si entra così in Brooklyn dove si corre tra le braccia di un enorme folla di persone. Saranno stati milioni di persone che festeggiando incitavano i corridori dal primo all’ultimo, “go go go guy” “you are my hero” etc. Gruppi di musicisti che cantavano e suonavano ad ogni incrocio, a pensarci mi viene ancora la pelle d’oca…
Fino alla 15esima miglia ho tenuto un ritmo abbastanza costante, 5:06 min/km, ma poi inizia il ponte di Queensboro e la sua pendenza mi porta ad un passo a 6:30 min per un miglia. Qui è il vero inizio della gara!
Si entra in Manhattan dove si percorrono in leggera salita 5 interminabili miglia sulla First Avenue fino ad arrivare alla 20 esima; la media è salita a 5:13 min/km.
Lungo la First Avenue una folla oceanica, al passaggio tra le due ali di pubblico tante mani tese di adulti e bambini, ne avrò toccate centinaia. Si entra nel Bronx Madison Ave e si percorre l’ultimo ponte della corsa.
Qui strade come dalle nostre parti con diversi cambi di direzione; comincio ad avvertire un fastidioso dolore al quadricipite femorale destro, riesco con difficoltà ad impostare il passo, temo uno stiramento e i tanti corridori fermi per crampi ai bordi della strada mi fanno preoccupare che lì a poco mi blocco anch’io. Nessuna forzatura fino a quel momento e ritmo tenuto con relativa scioltezza…ma… sarà stata l’improvvisa e copiosa diarrea iniziata il venerdì sera in aereo prima dell’arrivo a New York oppure l’errata preparazione, sta di fatto che qui all’inizio della collina della Fifth Avenue ho salutato gli amici di questa avventura e mi sono fermato.
Ho camminato per alcune centinaia di metri, ma appena riprendevo a correre sentivo nuovamente dolore alla quadricipite, arrivavo alla fine della salita e qui il cartello che segnava “the final three miles”. Mi concentro sul mio mantra ed immagino che siano gli ultimi tre km, mi faccio trasportare dalla leggera discesa che porta al Central Park ed inizio a correre ma ad un passo di 6min/km, arrivo al cartello della 25esima miglia, una lunghissima curva a destra che costeggia il lato sud ovest del Central Park; nonostante l’incitamento, il tifo di migliaia di persone, mi fermo nuovamente per alcuni metri, sento che la finish line è lì subito dopo una breve salita, voglio arrivare lucido… riprendo a correre lentamente. Esco dall’ultima curva e leggo 200 metri al traguardo, oramai non mi fermano nemmeno i proiettili e provo ad allungare il passo ma davanti a me vedo un runner fermo scoppiato prontamente soccorso e questo mi fa capire che questi ultimi metri possono essere molto più di 200 mt, possono stroncare un sogno…Mi torna il dolore e correndo piano taglio il traguardo in 3h:48min in uno stato abbastanza lucido da poter guardarmi intorno la folla di persone e capire che nonostante il dolore avevo portato a termine un’indimenticabile maratona. You’re a Finisher.
C’è il tempo di celebrare l’evento con la medaglia al collo, bisogna fare quasi 2 miglia per prendere la borsa. Capisco solo qui il motivo per cui alcuni atleti che portano un braccialetto hanno scelto di non farsi trasportare la borsa per ricevere dall’organizzazione dell’evento dopo mezzo miglia dall’arrivo l’abbigliamento. Infatti solo questi possono uscire dal percorso obbligato, tutti gli altri devono uscire all’altro varco del Central Park distante veramente tanto, ma questo ha un senso anche se uno vorrebbe essere già in albergo appena tagliato il Finish Line. Devo dire che questi km che si percorrono per raggiungere il varco di uscita hanno un fascino speciale. Tutti quelli dell’organizzazione celebrano il tuo passaggio, sorrisi spontanei e tante tante congratulazioni. Ma si badi bene che questo vale dal primo all’ultimo arrivato!!! Uscito poi dal parco continuano i complimenti di tutti gli abitanti di New York che si incontrano e questo continua anche il giorno dopo, dove oltre a tanti complimenti i negozi applicano sconti tra il 10% e 15% a tutti quelli che portano a collo la medaglia.
I newyorkesi non si lamentano che gli si blocca la città per un giorno interno, non ti gridano dietro chi te lo fa fare, ma celebrano il tuo successo che è pari con quello che ha vinto la maratona. Hai avuto un sogno, hai tradotto questo in un piano, hai fatto dei sacrifici, sei arrivato a correre fino alla finish line una maratona, sei allora un grande che merita di essere celebrato. Si, per i newyorkesi il maratoneta è uno che traduce “You Can” in “Great Job”.
Giuseppe Vanacore
(Asd Atletica San Nicola)
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