Don Francesco parla della “ASCENSIONE DI GESÚ”
“Questa solennità è il momento più adatto per esaminare il nostro peregrinare lungo la vita”
"Questo Gesù, che è stato tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo"
Questa attestazione degli Atti degli apostoli ci offre una sintesi profonda della liturgia nella solennità dell'Ascensione. Gesù sale al cielo col suo corpo glorificato. Lascia agli apostoli una missione chiara e impegnativa: "andate e ammaestrate tutte le nazioni" (Vangelo). Si tratta di andare fino agli estremi confini della terra, affinché risuoni l'annuncio di Dio. Si tratta di proclamare, incessantemente, quanto sia grande e profondo l'amore di Dio che si è manifestato in Cristo Gesù. L'apostolo sarà, dunque, l'uomo dell' "amore più grande". L'uomo consapevole che il Signore che oggi ascende tra le acclamazioni, ritornerà. Ritornerà sicuramente e pieno di gloria! Perciò, in definitiva, si tratta di comprendere qual è la speranza cui siamo stati chiamati (seconda lettura), comprendere qual è l'eredità che Dio prepara a coloro che lo amano. Questa solennità dell'Ascensione è, allora, il momento più adatto per esaminare il nostro peregrinare lungo la vita, considerando che il Signore tornerà per prenderci con sé e che, quindi, dobbiamo intraprendere con entusiasmo i nostri doveri quotidiani, recuperando in essi il valore dell'eternità. Gesù resuscitato è una grande speranza per gli apostoli. Dopo l'esperienza traumatica della passione, come abbiamo visto nelle domeniche precedenti, gli apostoli si sentivano sconcertati e spaventati. Avevano paura dell'atteggiamento che i giudei avrebbero preso verso di loro. Non volevano accettare la propria responsabilità in merito alla missione che Cristo aveva assegnato loro. Questa situazione comincia a cambiare quando Cristo resuscitato si fa di nuovo presente tra i suoi, e li conferma nella loro missione di testimoni del lieto annuncio del Vangelo. Gradualmente, quegli uomini paralizzati dai loro dubbi e timori, iniziano ad aprirsi alla speranza, acquistano coraggio e risolutezza. Dapprima erano increduli, e mettevano in dubbio la testimonianza delle donne circa la resurrezione, ora è visto loro fedeli ed entusiasta per Cristo; prima li ero visti timidi e timidi, ora sono pieni di vigore e certezza. È molto interessante contemplare l'atteggiamento di questi uomini nei loro incontri con Cristo: ai discepoli di Emmaus si infiamma il cuore, tanto che ritornano di corsa sui loro passi per essere confermati dagli apostoli e per proclamare, a loro volta, la resurrezione del Signore. Pietro si tuffa in acqua, impaziente, perché ha visto il Signore risuscitato che l'aspetta a riva. Maria corre ad annunciare agli apostoli che il Signore è resuscitato. In questa occasione, il Signore resuscitato li porta sulla montagna, luogo dove Egli normalmente si ritirava per pregare in solitudine. Qui sparisce dalla loro vista, dietro una nube. Certamente si trattava di uno smarrimento per i discepoli: erano finite le apparizioni del Signore risorto. Tuttavia, essi iniziavano a comprendere che quell'ascensione era anche un guadagno, e di quale valore! Cristo ascende al cielo "per sedere alla destra del Padre" e "per preparar loro un posto", come aveva promesso nel vangelo secondo Giovanni che abbiamo meditato domenica scorsa. Quella nube che nasconde il corpo di Cristo possiede un profondo significato biblico. In numerose occasioni nella Sacra Scrittura, la Gloria di Dio si manifesta in forma di nuvola, (Es 16,10; 19,9 etc.). Una nube fu quella che si interpose tra l'accampamento degli israeliti e gli eserciti egiziani che li inseguivano attraverso il deserto.
Una nube era pure quella che difendeva Israele, e quella che indicava il momento di alzare l'accampamento e riprendere la marcia. Il testo dell'Esodo è molto significativo: "il Signore marciava alla loro testa di giorno con una colonna di nube, per guidarli sulla via da percorrere, e di notte con una colonna di fuoco per far loro luce, così che potessero viaggiare giorno e notte. Di giorno la colonna di nube non si ritirava mai dalla vista del popolo, né la colonna di fuoco durante la notte", (Es 13, 21-22). È, dunque, funzione della nube quella di "guidare" di giorno e "illuminare di notte". Ma è anche una nube quella che appare sul Sinai e avvolge Mosè nel mistero, perché ricevesse le tavole della legge.
La nube è simbolo della vicinanza di Dio: Dio è presente, si avvicina e si lascia percepire, ma allo stesso tempo Dio è trascendente, è sacro, sta al di sopra dei cieli. La nube è rivelazione e mistero. È rivelazione ed nascondimento. È verità che si rivela nel nascondimento, e si nasconde rivelandosi. Per i discepoli l'Ascensione fu evento determinante, un mistero di Cristo che lasciò in essi un'esperienza profonda. Il Signore, che aveva convissuto al loro fianco, si trova alla destra del Padre per intercedere per loro. Il Maestro, figlio di Maria e Figlio di Dio, ha trionfato sul male, sul peccato, sulla morte e sull'infamia del diavolo. Il Signore è salito al cielo e siede alla destra del Padre. Cristo, col suo corpo glorificato nella resurrezione, sale al cielo e siede alla destra del Padre. Per noi uomini questo può avere due significati:
a) Egli ci precede nel nostro peregrinare verso la casa del Padre. La natura umana di Cristo è elevata al cielo. Il catechismo della Chiesa Cattolica c'illumina sulla questione:
"Il Corpo di Cristo è stato glorificato fin dall'istante della sua risurrezione, come lo provano le proprietà nuove e soprannaturali di cui ormai gode in permanenza (cfr. Lc 24, 31; Gv 20, 19. 26). Ma durante i quaranta giorni nei quali egli mangia e beve familiarmente con i suoi discepoli (cfr. At 10, 41), e li istruisce sul Regno (cfr. At 1, 3), la sua gloria resta ancora velata sotto i tratti di un'umanità ordinaria (cfr. Mc 16,12; Lc 24, 15; Gv 20, 14-15; 21, 4). L'ultima apparizione di Gesù termina con l'entrata irreversibile della sua umanità nella gloria divina simbolizzata dalla nube (cfr. At 1, 9; cfr. anche Lc 9, 34-35; Es 13, 22), e dal cielo (cfr. Lc 24, 51), ove egli si siede ormai alla destra di Dio (cfr. Mc 16, 19; At 2, 33; 7, 56; cfr. anche Sal 110, 1)" (CCC, n.659). Gesù Cristo è seduto "alla destra del Padre". "Per "destra del Padre" intendiamo la gloria e l'onore della divinità, dove colui che esisteva come Figlio di Dio prima di tutti i secoli, come Dio e consustanziale al Padre, sta seduto corporalmente dopo che si è incarnato e che la sua carne è stata glorificata", (san Giovanni Damasceno, f.o. 4, 2; PG 94, 1104C). Così anche noi abbiamo la viva speranza di giungere un giorno al cielo, lì dove Egli regna, lì dove il Capo del corpo è arrivato. Il cristiano deve avere gli occhi puntati al cielo e i piedi sulla terra. Cioè, deve avere una speranza solida e profonda nella vita eterna, ma deve dedicarsi con impegno e abnegazione ai compiti presenti. L'avvertimento degli angeli agli apostoli è eloquente: "Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo". Gli apostoli devono dedicarsi ad "affrettare la venuta del Regno di Dio", devono preparare la venuta definitiva e gloriosa di Cristo Gesù.
b) In secondo luogo, conviene sottolineare che Egli si trova nel cielo "per intercedere per noi" (cfr. Eb 9,24). Questa è una notizia estremamente consolante per l'uomo, che deve peregrinare sulla terra: abbiamo in cielo Cristo glorificato che intercede per noi. Possiamo avere fiducia perché è davanti al trono di Dio.
La conseguenza logica dell'esaltazione di Cristo è spendere il nostro tempo senza indugio né spreco, sapendo che la gloria futura ci aspetta. Chi comprende, illuminato da Dio, "a quale speranza ci chiama, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi, e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza" (cfr seconda lettura) vive in modo speciale. Dà alla propria vita una dimensione di eternità. I momenti presenti si trasformano in meravigliose tappe di un itinerario che conducono all'amore eterno di Dio. Cristo, seduto alla destra del Padre, regna eternamente e ogni principato è sistemato ai suoi piedi e tutto questo l'ha dato alla Chiesa, come Capo.
(Don Francesco Catrame)
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