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Quello che mi colpisce
del Cav. Maiorano è il suo sviscerato amore
per una città dove -sì- vive da oltre
quarant'anni, che lo ha visto nelle vesti di autorità militare
e che gli ha donato tantissimo in termini di stima
e considerazione, ma che non è la “sua” città,
non avendogli dato i natali.
Sì, perché io credo,
pur forse sbagliando, che solo il vincolo della nascita
può far scattare
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in ciascuno la molla
della indissolubilità della passione per la
propria terra, respirandone il profumo del sangue e
condividendone tutte le ansie e tutto il sapore della
sua storia.
Antonio Maiorano, invece, pur
essendo nato e vissuto, fino al '60, in Calabria,
ha nelle vene sangue sannicolese e nel petto un cuore
che gli agita e gli attrae i sentimenti che questa
città ha saputo trasmettergli, suscitandone
razionale emotività e desiderio incessante di
scoprirne le radici storiche, sociali e culturali.
Solo nell'animazione e nello
sconvolgimento di cotanto spirito, adunque, egli
poteva addentrarsi, attraverso gli anni, in un meticoloso
e proficuo lavoro di ricerca di quelle tradizioni
che hanno caratterizzato il lento evolversi di San
Nicola la Strada , prima villaggio e poi casato,
borgo per concessione e, oggi, città per
aspirazione.
E' nato così, senza veli e senza mète
-se non quello di offrire un ulteriore contributo all'immagine
della sua terra adottiva- l'ultimo volume del Cavaliere
Maiorano “ Tragedia Sacra- Passione e Morte
di Nostro Signore Gesù Cristo ”, che
riporta alla luce, scavato, letteralmente, dai meandri
dell'oblìo, il copione -pazientemente rigenerato
e ricomposto- di quell' adattamento teatrale della
crocifissione, morte e resurrezione del Cristo rappresentata
a San Nicola (fino a metà degli anni ottanta)
nella settimana in albis, in occasione dei festeggiamenti
in onore del Santo Patrono, e messa in scena da una
compagnia filodrammatica locale, tenacemente costruita,
plasmata e guidata dall'indimenticato Professor Giuseppe
Bernardo, uno dei principali artefici della rinascita
sannicolese del dopoguerra.
Cinque atti per complessivamente
ventinove scene, di cui cinque fisse, rappresentati
su un palco di otto metri per dieci eretto sul sagrato
della Chiesa Madre; ventidue personaggi e un gagliardetto
nero con la scritta S.P.Q.R. …Chissà che darei per rivivere quei
momenti…Scusatemi se mi prende la commozione…
Grazie, Maiorano, anche lei è presente
nella nostra piccola, ma ardente storia. |