La sortita di Pascariello
di munirsi di uno scrivano personale al quale dettare
le sue memorie, da trasmettere poi via chiocciola ai
sudditi della carta stampata, è tra le più
infelici e deprimenti invenzioni che la sua duplice
esperienza di primo cittadino ricordi.
Dopo la miriade di incarichi ed incaricucci , utili
o di facciata, distribuiti a destra e a manca per dare
il contentino o un vero e proprio stipendio a spese
dei cittadini agli amici, parenti e affini (basta guardare
la lista, i nomi sono sempre gli stessi e te li ritrovi
sempre davanti, come se esistessero solo loro), ci mancava
adesso solo l’addetto al megafono!
I motivi del nostro dissenso sono tanti e ci giochiamo
la testa tutti condivisi “in corpo” anche
da chi non ha né ha mai avuto il coraggio di
dirlo e sottoscriverlo.
Vediamoli.
Innanzitutto, la “necessità di relazionare”
da parte del nostro comune (piccolo piccolo rispetto
a tanti capoluoghi che non ce l’hanno), non è
affatto tale da giustificare l’impiego remunerato
di un bamboccio per “assicurare alla collettività
una conoscenza certa e certificata delle proprie attività”.
Sindaco, ma quali attività? Certamente non quelle
rilevanti per gli interessi di parte, covate e curate
in segreto, delle quali non si saprà mai nulla,
mai e poi mai. Ma che ca ha da comunicare un comune
dove, a parte cemento e discariche (della cui fragranza,
peraltro, mai si parla nei comunicati), gli occhi e
i nasi e anche gli orecchi sono impegnati solo da feste
e festicciole con discorsi a pacchetto per dare visibilità,
odore e amplificazione al regime?
Ed ecco allora il “vero” compito dello scriba:
imparare l’outlook express (ma lo sa fare anche
un bambino dell’asilo), tastierare qualche nota
dal diario personale del capo (strafalcioni grammaticali
compresi, ma qui non si sa se la colpa è del
dettatore o del ricevente, cioè di Totò
o di Peppino), fare clic e sperare che dall’altro
capo della rete ci sia qualche giornalista disperato
e senza idee che aspettava proprio questo per riempire
un po’ di spazio su qualche giornale per guadagnarsi
la pagnotta.
Un modo molto ben congegnato, bisogna riconoscerlo,
per farsi un proprio rotocalco senza cacciare una lira
di tasca propria, confidando nella “bontà”
di chi ha sempre da dire grazie a qualcuno.
Ed ecco allora che fra un tex e l’altro si può
leggere che il sindaco ieri mattina si è alzato
con il mal di stomaco ma è andato lo stesso a
lavorare per assicurare puntualità e salute al
suo operato, che la sedia ubicata appena si entra a
destra si è rotta ma la gara di appalto per la
riparazione è già espletata, che la lampadina
del bagno al primo piano del palazzo si è fulminata
ma l’inserviente è già andato dal
guardiusciello per comprarne una nuova, che gli amici
sono tutti uniti fino alla morte e che non ci sono giuda
tra loro, che domenica prossima all’arena ci sarà
la presentazione della sagra dei bucatini scotti e che
l’occasione è altamente significativa per
consolidare la trasparenza e la lungimiranza dell’amministrazione.
Regalare sì, regalare letteralmente un milione
(o poco giù di lì) al mese ad un “esterno”
per pochi spiccioli di impegno, quando ci sono tante
altre risorse umane già stipendiate della macchina
comunale che potrebbero farlo e che magari sono anche
in grado di distinguere una elisione da un troncamento,
è semplicemente vergognoso: una volta per tutte,
qualcuno vuole spiegarci a che cosa serve l’Ufficio
delle Relazioni con il Pubblico, a suo tempo creato
proprio per questo e che è stato chissà
perché? sempre esautorato dalle sue effettive
funzioni?
Certo, ringraziare chi non si è mai permesso
di criticarlo, comportava una lauta ricompensa…
E allora, chi se ne frega dell’ Urp e di tutto
il resto? Chi se ne frega di utilizzare quei soldi,
ad esempio, per dare almeno una baracca a famiglie povere,
per promuovere iniziative antidroga, per stipulare una
convenzione seria con gli enti preposti all’assistenza
degli anziani bisognosi e malati, per mettere una taglia
su chi ci dà la buonanotte inviandoci in tempo
reale gli odori della nostra terra e delle nostre discariche,
per distruggere il randagismo?
Per queste altre quisquilie i fondi verranno, prima
o poi, da qualche parte.
“Ma qua adesso si fa e si scrive quello che dico
io!”, tuonò il capo ed ecco il Peppino
di turno con inchiostro e calamaio pronto a sventagliare
a colpi di punto it che San Nicola non è mai
stata sì bella e sì grande e ciò
grazie al suo eroe di tutti i mondi e di tutte le battaglie.
Un altro appunto da fare a Pascariello è la sua
“scostumatezza” dimostrata nei confronti
di tanti altri numerosi giornalisti che da millenni
lo servono e ne decantano le gesta.
(Non noi, ovviamente! Perché per noi la libertà
di opinione non potrà mai avere un prezzo; perché
la libertà e il coraggio di firmarsi le proprie
idee rappresentano il succo e la materia di una “missione”
che solo se si ama la propria terra e tutta la sua storia
si potrà compiere).
Tra tante conferenze stampa, tra tanti incontri con…
scambi di opinione con i bravissimi giornalisti sannicolesi,
tra tanti baci e abbracci dispensati ai missionari delle
rotative di casa nostra, tra tanti “concorsi di
idee”, strano che non abbia pensato di “confrontarsi”
con tutti questi signori per annunciare la sua decisione.
Non foss’altro per un motivo di riguardo e soprattutto
per “offrire” pariteticamente a tutti, o
quasi (noi, ripetiamo, apparteniamo al pianeta degli
“innamorati” e non avremmo mai potuto esserci:
quel giorno saremmo andati in chiesa a pregare…),
la possibilità di arrotondarsi lo stipendio o
di comprarsi la macchina nuova a rate.
Una nota finale al primo addetto stampa ufficiale (pardon,
responsabile della comunicazione esterna della macchina
comunale) della storia sannicolese.
Solo per chiarire un po’ i ruoli...
Chiunque tu sia o sarai, non ce l’abbiamo con
te, sia beninteso, ma semplicemente con la “comica”
funzione che ti è stata assegnata…
Che tu abbia scelto di vendere a saldi di fine stagione
quel bene tanto prezioso e qualificante per il quale
hanno lottato intere generazioni (ci riferiamo, se non
è chiaro, alla tua libertà di opinione,
ammesso che in passato l’abbia mai avuto) è
una scelta professionale che riguarda solo te stesso
e della quale, sinceramente, non ce ne frega proprio
niente.
Ma non ti permettere mai più (ammesso che almeno
questa facoltà ti sia concessa) di assumere nei
tuoi comunicati gli stessi toni arroganti e stizzosi
del tuo dettatore, perché tu non stai parlando
a tuoi servi ai quali puoi intimare di “pubblicare
integralmente” tutto quello che dici e come lo
dici.
Tu stai inviando i tuoi comunicati a chi ha speso vent’anni
della propria vita per parlare, spinto solo da sviscerato
amore, della sua città e di tutte le ansie che
essa ha vissuto e sta vivendo per diventare una madre
perfetta ed imparziale di tutti i suoi figli.
Senza interessi di parte, senza pregiudizi, senza orario
e senza bandiera.
E soprattutto senza gratificazioni, bensì con
il sacrificio anche di parte del proprio stipendio di
lavoratore.
Tutto ciò per dare un contributo personale alla
amatissima città, agli amatissimi concittadini,
per non tenerli all’oscuro della verità
e per accogliere tutte le loro idee e i loro pensieri,
certamente molto più preziosi e significativi
di quelli partoriti da menti distorte e votate alla
soddisfazione della propria lussuria.
Il nostro compito se ritieni giusto continuare ad intasare
la casella “posta in arrivo” del Corriere
di San Nicola è di verificare tutto quello che
scrivi e che forse qualche volta anche non pensi. Il
nostro giornale ce lo facciamo noi con i nostri lettori
e non tu con i tuoi amministratori. Questo sia ben chiaro!
E poi, permettici di darti un consiglio: dì al
tuo segretario (sì, perché crediamo che
non sia tu a compilare personalmente i dispacci …)
che si scrive “ E’ bene evidenziare”,
“E’ bene chiarire”, “E’
bene ribadire”, “E’ bene ricordare”,
etc… e non “Ebbene evidenziare”, “Ebbene
chiarire”, “Ebbene ribadire”, etc.
etc. (!?!?!?!?!?!?).
Incredibile! Qualcuno lo fermi!
Ma che diavolo, un po’ di rispetto per chi legge!
E poi, digli pure che non faccia come Totò che
raccoglie alla fine della lettera tutti i punti e tutte
le virgole ignorate prima per dimostrare di non essere…tirchio.
Insomma, sarebbe opportuno che il tuo collaboratore,
approfittando delle vacanze, si mettesse a leggere,
magari sotto l’ombrellone, qualche buon libro
di grammatica. Ma anche un altro di sintassi non guasterebbe.
Potrebbe, magari, farseli prestare dal suo nipotino
delle elementari, se ce li ha ancora...
E non augurarci più “buon lavoro”
al termine dei tuoi comunicati. Per favore!
Buon lavoro auguralo a te stesso e a chi è stipendiato
per riempire le pagine dei giornali, magari con articoli
preconfezionati (basta solo cambiare i nomi dei protagonisti)
del tipo cronachette di sport.
Noi buttiamo sangue e soldi, togliendo tempo alla famiglia
e allo svago per dare, anzi, noi un personale contributo
alla nostra città e ad una comunità di
lettori che ha il diritto sacrosanto di essere informata
con la massima trasparenza e la più incondizionata
obiettività.
Evviva la libertà!
P.S.
Caro… ha detto (pardon, addetto) stampa, quando
ti trovi a presentare al pubblico le iniziative che
servono a magnificare i tuoi padroni, non metterti sempre
a leggere quello che ti passano. Dillo qualche volta
anche con parole tue: crediamo che tu ne sia capace,
perbacco!
Così, è molto più bello e umano.
Certamente è meglio!
(…o si dice…emmeglio?…Porca miseria,
ma vedi un po’ che dubbi mi devono venire…)…
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