Quest’ultimo,
partendo dalla personale considerazione che la delibera
di Tiscione “prestasse il fianco a parecchie censure”,
ha incaricato un noto avvocato a lui caro (nel senso
di… affettuoso, ma caro anche a tutti i cittadini
sannicolesi nel senso di… costoso) di esprimersi
sulla legittimità di tale delibera che, a suo
dire, sarebbe illegittima giacché non conterrebbe
l’indennizzo da dare ai proprietari del terreno
da espropriare. Pascariello ha poi intrapreso la strada
dell’accordo bonario con i proprietari da sancire
successivamente in conferenza dei servizi.
L’idea del sindaco era di accontentare tutti,
proprietari e parroco, promettendo ai primi una diversa
destinazione edificatoria dei loro terreni in cambio
della cessione a favore della chiesa della loro sovranità
sul terreno attraverso un accordo che avrebbe costituito
oggetto della Conferenza dei Servizi.
Ma che cos’è questa Conferenza dei Servizi
e come si può arrivare ad una variante del PRG
attraverso tale strumento?
Ebbene, quello che Pascariello voleva realizzare era,
purtroppo per lui ma anche per tutti noi, irrealizzabile,
dal momento che la legge non gli consente di ricorrere
a tale strumento per la costruzione della chiesa.
Lo strumento della Conferenza dei Servizi è previsto
dall’art. 5 del regolamento della Bassanini uno,
approvato con DPR nr. 447/98, il quale prevede che,
qualora il progetto presentato da un’impresa sia
in contrasto con lo strumento urbanistico o, comunque,
richiede una sua variazione, il sindaco del Comune interessato
debba rigettare l’istanza. Viene tuttavia previsto
che, in considerazione della ricaduta occupazionale
di tale insediamento produttivo, il sindaco, prima di
rigettare l’istanza, possa convocare una Conferenza
dei Servizi per la determinazione del caso coinvolgendo
tutti gli enti interessati ad una variante al PRG (Regione,
Provincia, Asi, etc.), prevedendo che le determinazioni
di tale conferenza di servizi rappresentino proposta
di variante che diviene subito operativa con la semplice
approvazione in consiglio comunale.
L’idea di Bassanini è di semplificare e
snellire le procedure amministrative relative all’insediamento
di impianti industriali nei territori comunali dando
la possibilità ai sindaci di cogliere al volo
le occasioni che gli provengano dal mondo imprenditoriale
eliminando le barriere legate ad un PRG non rispondente
alle esigenze degli imprenditori e quindi dello sviluppo
economico e della occupazione del territorio da essi
amministrato.
Questa procedura accelerata di variante al PRG è
stata però dalla stessa norma limitata ai casi
di insediamenti industriali, inesistenza di aree destinate
all’insediamento e loro insufficienza, non essendone
invece prevista l’estensione ad altre ipotesi
di contrasto con gli strumenti urbanistici.
La ragione di tale limitazione ben si comprende giacché,
se essa non fosse stata apposta, la localizzazione di
un impianto industriale in contrasto con gli strumenti
urbanistici avrebbe “violato ogni criterio programmatorio
del territorio attraverso la configurazione della prassi
di continua variazione degli strumenti di pianificazione
a semplice richiesta di chi intende costruire impianti
produttivi” (parole del ministro Bassanini in
sede di discussione parlamentare del DPR nr.447/98).
Nel caso che si sta esaminando, non ci troviamo nelle
previsioni di cui all’art. 5, giacché la
conferenza dei servizi prevista dovrebbe avere come
riferimento una chiesa e non un insediamento produttivo
ed inoltre non è dimostrabile l’inesistenza
o l’insufficienza di altre aree del territorio
capaci di accogliere tale opera. Pare che l’accordo
tra proprietari e Chiesa sia saltato e pare che adesso
si voglia procedere con l’esproprio… scusate
se non vi do certezze, ma il nostro sindaco, nonostante
gli impegni presi di relazionare in consiglio comunale
sullo stato dell’arte di questa querelle pascarielliana,
è tuttora latitante.
La considerazione di chi scrive e di chi è impegnato
politicamente sul territorio è che si è
perso troppo tempo, troppi soldi (la delibera di Tiscione
non era illegittima?) e soprattutto si è preso
in giro proprietari e parroco ai quali dico, non solo,
che sono stati sollecitati invano a raggiungere un accordo
che non avrebbe mai potuto essere ratificato con la
conferenza dei servizi ma se si sono chiesti perché
il sindaco non provveda con una variante praticabile,
sia pur più dispendiosa in termini temporali,
al PRG che possa “accontentare” gli uni
e gli altri con l’unica conseguenza, negativa
per Pascariello, ovviamente, di mettere mano ad un PRG
oggettivamente inadeguato ed obsoleto, già sacrificato
all’altare del suo mandato sindacale.
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