“Lo Canto de li Cunti - Favole di suono e magie di parola in lingua napoletana” è stato l’attesissimo concerto che, lo scorso 12 marzo, don Oreste Farina ha organizzato nel Salone di Santa Maria della Pietà per “segnalare” alla cittadinanza sannicolese l’incessante opera della “Mensa della Fratellanza”, fondata e gestita dal volontariato parrocchiale quale atto di solidarietà verso i poveri e i bisognosi.
Lo spettacolo, adattato in costume barocco dall’attore-regista casertano Massimiliano Russo, si è avvalso della collaborazione dell’Associazione Culturale “Francesco Durante” di Caserta, già nota a San Nicola e alla Rotonda per il Laboratorio teatrale che dallo scorso ottobre sta impegnando giovani artisti locali.
La composizione, tratta dall’opera “Posilecheata” (scritta nel 1684 da Pompeo Sarnelli, vescovo di Bisceglie nato nel 1649 e morto in Puglia nel 1724, ma napoletano di costumi, di lingua e di cultura) è stata così commentata dal direttore artistico Pietro Di Lorenzo: “Intellettuale dai vasti interessi ed autore di opere letterarie sacre e profane, egli esercitò un’intensa attività di promozione culturale e letteraria, agendo come consulente editoriale per la stamperia napoletana di Antonio Bulifon. Infatti, Sarnelli curò la riedizione, tipograficamente e filologicamente pregevole, de Locunto de li cunti di Giambattista Basile (1674), per la quale inventò il fortunato titolo di Pentamerone. Appassionato ammiratore del grande favolista napoletano, seguendone la scia, scrisse la Posilecheata, una raccolta di cinque fiabe in lingua napoletana. Pur cedendo alla normalizzazione classica (soprattutto nella costruzione del discorso), Sarnelli non ebbe la tentazione di semplificare o ridurre il lessico. Le scelte e i calchi dalla parlata popolare nella Posilecheata offrono, infatti, un vario campionario semantico-linguistico della lingua napoletana della seconda metà del Seicento”. Sulla voce del narratore Lello Agretti, si sono esibiti i maestri della Cappella Vocale e Strumentale “I Musici di Corte”, diretti dallo stesso Pietro Di Lorenzo.
Si è trattato, insomma, di una occasione davvero unica di evocare, in una delle ultime sere d’inverno, l’atmosfera, i suoni, i colori, le luci, le emozioni di una mascherata barocca, intrisa di elementi favolistici, tratti dalla tradizione popolare filtrata dalla cultura accademica di fine ‘600: un modo forse irripetibile per celebrare una delle più meritorie istituzioni della San Nicola solidale.
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